“Riflessione del vangelo di Oggi”
“E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino”. Il cuore di ogni annuncio cristiano è racchiuso in questa frase. Annunciare il Vangelo significa poter sussurrare nell’orecchio di tutti che il regno di Dio non è una questione dell’aldilà ma è già qui, è vicino a noi. Ciò che tante volte fa disperare la gente non è il semplice soffrire, o vivere un problema ma sentirsi soli nella sofferenza e davanti a un problema. Il Vangelo è innanzitutto la straordinaria esperienza di non saperci soli in quello che viviamo. Il regno è vicino. Il regno è qui. Ed è proprio questa vicinanza che siamo chiamati a predicare innanzitutto con la nostra vita prima ancora che con le parole, vicinanza che può diventare principio di guarigione e consolazione nella vita delle persone che sono accanto a noi. Il regno è vicino e di questo la gente ne deve fare esperienza perché trova noi vicino a loro. Siamo noi la verifica della verità del regno. È nella gratuità la verifica del regno: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. E questa gratuità non poggia su condizioni favorevoli. Non è una predicazione che ha bisogno di mezzi materiali ma è una predicazione che ha bisogno della fiducia: “Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento”. È Dio la nostra vera Provvidenza, cioè è Lui che davvero ha cura di noi. E questo è il miracolo con cui vivono molto spesso i poveri. Le persone più generose e altruiste io le ho sempre incontrate tra la povera gente. Chi ha poco trova sempre il modo di condividere il poco che ha. È felice di dare, di far spazio all’altro, di aggiungere un posto a tavola, di non lasciare gli altri nel bisogno. Chi ha di più molto spesso è tentato di ripiegarsi su se stesso, di difendere ciò che ha. Un povero che condivide è un povero che sa che alla fine Dio provvede sempre, e che non dobbiamo mai rifiutare di essere noi provvidenza per gli altri.
Don Luigi Maria Epicoco